La proroga dell'Ape volontaria fino a tutto il 2019 è una delle sorprese più importanti della Legge di Bilancio 2018, che prevede la conclusione dell'Ape sociale al termine del 2018. Anche per l'Ape sociale, però, sono previste delle novità, dal momento che questa possibilità è stata estesa ai disoccupati che sono reduci dalla conclusione di un contratto a termine, mentre per le donne con figli sono stati previsti degli sconti contributivi.
I cambiamenti più importanti nell’Ape volontaria
In sostanza, è stata decisa la proroga di un anno dell'anticipo pensionistico su base volontaria, che in un primo momento sarebbe dovuto scadere alla fine del 2018; tale scadenza si è mantenuta, invece, solo per l'Ape sociale. Un provvedimento di questo tipo ha lo scopo di recuperare il ritardo che è stato accumulato con il provvedimento attuativo, che in linea teorica è entrato in vigore a metà ottobre. Il problema è che non sono ancora state predisposte le convenzioni con le banche, e in più mancano i documenti di prassi Inps.
Ma che cos'è l'ape volontaria? Per chi non lo sapesse, l'Ape non è altro che un anticipo della pensione che può essere richiesto da chi ha almeno 20 anni di contributi versati e ha compiuto 63 anni; tale anticipo, a non più di 3 anni e 7 mesi dal raggiungimento della pensione di vecchiaia, si basa su un assegno maturato che non può essere inferiore a 1,4 volte il minimo. Per usufruire dell'Ape non si è obbligati a smettere di lavorare; l'entità dell'anticipo va dal 75% al 90% della pensione, a seconda della durata, e per la sua restituzione sono previste delle rate ventennali da scalare dal vero e proprio assegno previdenziale.
Come funziona l’Ape volontaria
La domanda deve essere presentata all'Inps, che poi si occupa del versamento del trattamento, mentre il finanziamento spetta al sistema bancario. A garantire la restituzione del denaro provvede una polizza assicurativa contro il rischio di premorienza: le convenzioni con le compagnie assicurative, così come quelle con le banche, non sono ancora state stipulate, ma si dovrebbe essere in dirittura di arrivo. Il lavoratore interessato, nel momento in cui presenta la domanda, può scegliere se chiedere l'Ape anche in maniera retroattiva, dal momento che questa misura sarebbe dovuta entrare in vigore già a maggio.
Per l'Ape aziendale, non ci sono differenze sostanziali: anche questo provvedimento slitta al 2019 e prevede un meccanismo identico a quello dell'Ape volontaria, con la sola differenza che è finanziare il tutto è l'azienda, che eroga all'Inps una contribuzione che varia a seconda dell'ultimo stipendio del lavoratore.
Per i disoccupati, infine, è previsto un allargamento dell'Ape sociale, o social: l'anticipo della pensione potrà essere richiesto anche nel caso in cui la perdita del posto di lavoro derivi dalla conclusione di un contratto a termine, cosa che invece non era prevista nella misura compresa nella manovra dello scorso anno. Anche i disoccupati per scadenza di un contratto a termine, pertanto, a partire dal prossimo anno potranno essere inclusi nel novero di coloro che hanno diritto all'Ape social, secondo quanto previsto dalla legge 232 del 2016 alla lettera a del comma 179. Una clausola, tuttavia, deve essere rispettata: occorre, infatti, che nei 3 anni precedenti alla scadenza del contratto il lavoratore sia stato impiegato come dipendente per almeno 18 mesi. Per le donne con figli disoccupate o impegnate in lavori gravosi sono applicate, poi, delle facilitazioni contributive.