L’altro giorno stavo esaminando la mia collezione di pipe, alcune anonime, altre molto vecchie, qualcuna di discreto pregio, altre ancora di nessun pregio ma di grande valore personale perché icone di vecchi ricordi e antiche amicizie.
Ero seduto alla mia scrivania e giusto a fianco, sul lato sinistro c’era, e c’è tuttora, una scatola di sigari Habanos di un certo pregio che ho ricevuto in dono lo scorso Natale. Chi mi conosce sa che apprezzo sia i sigari, quelli buoni, che il tabacco da pipa di qualità. Ero lì che ammiravo queste due cose, i sigari e le pipe e mi è venuto spontaneo chiedermi cosa sia meglio, domande di scarsa importanza sociale, sia chiaro, ma che assumono tutto un loro valore, persino filosofico, quando sei nel ben mezzo di un momento della giornata in cui, straordinariamente, non hai nulla da fare. Questi sono i momenti in cui le cose meno importanti assumono un valore gigantesco e sproporzionato rispetto alla realtà.
Per pormi la domanda mi sono reso conto che la risposta era tanto scontata quanto ovvia. Sono due ottimi prodotti estetici, ma possono essere gustati solo in momenti differenti e persino in periodi differenti. Per me è particolarmente vero: ci sono periodi in cui fumo esclusivamente sigari e non tocco la pipa, e viceversa. Così mi sono posto la domanda successiva, “come mai?”. La risposta non ha tardato ad arrivare. Nei periodi in cui sono molto riflessivo e voglio trascorrere del tempo immobile, fumo la pipa. Quando invece desidero gustare qualcosa di forte e aggressivo ma in un momento di pace, quello è il momento di fumare un sigaro. Due momenti, due situazioni, due scelte – e una domenica trascorsa piacevolmente.