Le lancette di secondo polso sembrano essere diventate la nuova passione di molti collezionisti di orologi, andando ad affiancare o in alcuni casi addirittura a prendere il posto di veri e propri orologi d’epoca. In effetti un orologio secondo polso come quelli che si sono prodotti a partire dagli ultimi anni Ottanta può essere considerato un investimento interessante, anche se non si tratta di un pezzo vintage a tutti gli effetti. Quando si parla di articoli vintage si fa riferimento a quegli orologi d’epoca – non importa se ancora perfettamente intatti o usati – che sono stati prodotti prima della crisi del quarzo che ha colpito, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, il settore dell’orologeria svizzera.
Che cosa sono gli orologi secondo polso
Gli orologi secondo polso sono, invece, quelli che sono stati prodotti una volta che la crisi del quarzo si è conclusa: come si è detto, a partire dalla fine degli anni Ottanta in avanti, fino ad arrivare ai segnatempo di produzione contemporanea. Vale la pena di menzionare anche gli instant classic, cioè quei modelli che i collezionisti cominciano a cercare ancora prima che vengano immessi sul mercato: orologi che da subito diventano epocali, vuoi perché prodotti in edizione limitata, vuoi per le loro caratteristiche straordinarie dal punto di vista tecnico.
Investire negli orologi di secondo polso conviene
A questo punto è spontaneo chiedersi se l’acquisto di alta orologeria meriti di essere considerato un investimento a tutti gli effetti, e soprattutto quanto esso possa essere conveniente. Ovviamente non esiste una risposta universale e valida in assoluto, perché è importante sempre scegliere con un minimo di attenzione. Sono poche le maison che si dimostrano in grado di sostenere la svalutazione della nuova produzione. Patek Philippe e Rolex sono due degli esempi più celebri, mentre per Omega e per Cartier il discorso è valido solo per determinate referenze.
I modelli degni di nota
L’Audemars Piguet Royal Oak, che ha visto la luce nel 1972, è uno di quei modelli che possono essere ritenuti imperdibili. Si tratta del famoso Jumbo ideato dalla creatività di Gerald Genta. Attualmente 50mila euro possono non bastare per aggiudicarsi una A-Series ref. 5402 in acciaio, e la quotazione è destinata ad aumentare in maniera vertiginosa se si parla di un modello in oro giallo. Ovviamente il Royal Oak non è che una piccola parte della storia di Audermars Piguet, il cui vintage in questo momento va per la maggiore. Lo dimostrano le prestazioni eccezionali nelle aste internazionali non solo dei Royal Oak iniziali degli anni Settanta, ma anche le performance fatte registrare dai calendari perpetui più recenti.
Vacheron Constantin
Un altro marchio da tenere in considerazione se si è amanti del vintage è Vacheron Constantin, da molti esperti ritenuto addirittura l’interprete migliore di ciò che può essere definito new vintage. Stiamo parlando di una maison che è nata nel lontano 1755 e che da allora è sempre stata attiva, senza soluzione di continuità. L’alta orologeria, insomma, mette in mostra un’estetica fuori dal comune, che permette a chi la sceglie di godere di esperienze di qualità.
Panerai e Omega
Infine, Panerai e Omega sono due brand che vantano delle comunità di appassionati estimatori tanto affezionate quanto informate, a dimostrazione di come alla base degli orologi vintage ci sia anche un certo patrimonio culturale. Gli specialisti del marketing parlerebbero di brand awareness, ma quel che conta è che ci sono pezzi di culto a cui è difficile rinunciare, come il Moon indossato niente meno che da Buzz Aldrin in occasione del primo sbarco sulla luna: era uno Speedmaster Omega che, ovviamente, è entrato nella leggenda.