Microchip cerebrale: il ponte rivoluzionario che varca la frontiera della potenzialità umana

microchip cerebrale

Il microchip cerebrale è l’invenzione che rivoluziona la collaborazione tre cervello e computer. Fin dall’avvento della tecnologia, forse quest’idea non era nemmeno una fantasia. Mentre oggi tutto diventa possibile.

Come può un microchip cerebrale cambiare l’esistenza umana? In questo approfondimento si intende conoscere meglio la nuova frontiera neurotecnologica. Non si tratta di fantascienza, bensì di un progetto concreto. Ed in quanto tale, il microchip cerebrale lambiccherà il cervello nel senso buono.

Un ponte non può che unire, perciò così avverrà tra uomo e computer. Comprendere il funzionamento della nostra zucca ci permette, al contempo, di apprezzare le novità neurali. Questo cervellotico viaggio tridimensionale si basa su fonti di divulgazione scientifica. Allora, è il momento di aprire la porta USB della curiosità per connettersi alla rete del futuro. Buona connessione.

Come funziona il cervello umano senza un microchip cerebrale?

Come funziona il nostro cervello, in assenza del microchip cerebrale? Per vederci chiaro, nel 1900, il neurologo tedesco Brodmann approfondisce lo studio del cervello. E così egli divide gli emisferi cerebrali in base alla loro istologia. Da ciò cosa si apprende?

Anzitutto che la superficie corticale si presenta con dei solchi, utili a dividere le circonvoluzioni. E di solito, i solchi suddividono il cervello in quattro lobi, ciascuno con precise funzioni.

Nel lobo frontale risiedono:

  • aree motorie degli arti
  • area motoria dei movimenti oculari
  • area del linguaggio (o area di Broca).

Nel lobo temporale vi sono:

  • aree uditive
  • area associativa visiva
  • area associativa uditiva.

Nel lobo parietale troviamo:

  • aree ssomatosensitive
  • area associativa visivo-polimodale
  • aree associative per la comprensione del linguaggio (o area di Wernike).

Ed infine nel lobo occipitale risiedono:

  • area visiva primaria
  • aree visive associative.

Detto ciò, passiamo all’aspetto nervoso della nostra zucca. Il nostro cervello è formato da due sistemi nervosi:

  1. sistema nervoso periferico
  2. sistema nervoso centrale.

Il sistema nervoso periferico è quello nel quale si trovano i gruppi di neuroni, a loro volta composti da gangli e nervi. Qui, essi si trovano sparsi all’esterno della colonna vertebrale.

Inoltre, il sistema nervoso periferico è suddiviso in ulteriori sezioni:

  • componente sensoriale, che comunica con il sistema nervoso centrale;
  • componente motoria che comprende sia il sistema somatico (o simpatico) sia il sistema autonomo (o parasimpatico).

In quanto al sistema nervoso centrale, si può affermare che esso è suddiviso in tre aree:

  1. midollo spinale (situato nella colonna vertebrale);
  2. cervello
  3. cervelletto.

Sia il cervello che il cervelletto si trovano nella scatola cranica.

Microchip cerebrale e neuroni: è tutta una questione di feeling elettrico

Che cosa sono i neuroni? Le cellule che costituiscono le terminazioni nervose, quale elemento fondamentale nell’elaborazione e nella trasmissione all’interno del sistema nervoso. Anatomicamente parlando, i neuroni si distinguono in:

  • Ricettori (costituiti dal Corpo e dai Dendriti)
  • Trasmettitori (in cui vi è l’Assone).

Nella loro attività quotidiana, i neuroni inviano segnali (i cosiddetti impulsi neurali). Tali segnali sono, per l’esattezza, degli impulsi elettrici, corrispondenti a decine di millivolt, trasmessi in pochi millisecondi. Nello specifico, essi vengono denominati potenziali d’azione. Nel cervello di un mammifero si contano circa mille tipi diversi di neuroni.

Essenzialmente i neuroni si presentano:

  • bipolari con due prolungamenti, ossia il dendrite e l’assone, che si trovano nella retina, nel midollo spinale e nell’epitelio olfattivo;
  • multipolari, con tanti denriti ed un solo assone.

Ecco perché l’affinità tra microchip e cervello può funzionare.

Dal cervello al microchip cerebrale: a spasso tra i solchi della nostra materia grigia

La nostra materia grigia è un concentrato di potenzialità spesso inespresse. Il cervello è fondamentale per tante ragioni. Ad esempio, le funzioni vegetative, quali il battito cardiaco e la respirazione avvengono grazie a:

  • bulbo
  • ponte
  • mesencefalo.

Mentre nel diencefalo vi sono:

  • ipotalamo, che mantiene costante la temperatura corporea e monitora le sostanze nel sangue;
  • talamo, che smista le informazioni dirette alla corteccia cerebrale.

Tutti questi inquilini abitano negli emisferi cerebrali, che sono rivestiti dalla corteccia cerebrale. Cosa sono in grado di fare gli emisferi?

L’emisfero sinistro gestisce:

  • comunicazione verbale
  • elaborazione delle emozioni
  • elaborazione delle immagini
  • sequenze motorie complesse
  • percezione di suoni ad alta frequenza
  • elaborazione di informazioni con alta frequenza temporale
  • riconoscimento dei volti
  • esecuzione di sequenze motorie apprese volontarimanete
  • elaborazione e memorizzazione a modelli.

A differenza del primo, l’emisfero destro si occupa di:

  • comunicazione non verbale
  • capacità di orientamento
  • conoscenza spaziale del proprio corpo e del suo posto nell’ambiente circostante
  • percezione ed elaborazione globale delle immagini
  • percezione di tonalità e modulazione della voce
  • percezione di suoni a bassa frequenza
  • discriminazione delle espressioni facciali
  • elaborazione di informazioni a bassa frequenza temporale
  • apprendimento associativo non cosciente.

Microchip cerebrale: la sua nascita si deve a Neuralink

Creare un’interfaccia cerebrale generalizzata, per ristabilire l’autonomia in coloro che ne sono ancora privi oggi, per poi sbloccare le potenzialità umane domani.

La nostra missione, Neuralink (traduzione)

Cos’è Neuralink? Un’azienda di neurotecnologie, co-fondata da Elon Musk nel 2016. E perché se ne parla? Naturalmente per un motivo eclatante. Tale compagnia è l’autrice del microchip cerebrale in grado di risanare almeno in parte, le capacità intellettivo-motorie di ogni individuo non autonomo.

L’innovativo microchip cerebrale è pensato per collegare il cervello al computer. A tal proposito, c’è chi si starà domandando: è qualcos’altro di meramente tecnologico? Affatto. Si tratta di un microchip che, se impiantato nel cervello, può fare miracoli.

In che modo agisce il microchip cerebrale? Dapprima, esso registra gli impulsi elettrici prodotti dal cervello, poi li processa in tempo reale ed infine le informazioni vengono inviate tramite Bluetooth verso un’applicazione o un dispositivo mobile. Così, le persone che non possono usare le mani potranno divenire autonome nella loro quotidianità.

Per gli scienziati, il microchip cerebrale rappresenta un nuovo traguardo da… impiantare. Quindi, ricercatori e personale esperto si preparano a testarlo nel cervello dei pazienti. A cosa porterà tutto questo lavoro di ricerca e sperimentazione?

Attualmente, l’obiettivo è quello di aiutare le persone non normodotate nell’utilizzo dei dispositivi elettronici. Attraverso il proprio cervello, esse potranno controllare il computer, sfruttando un mouse o una tastiera Bluetooth. Ma prima di raggiungere tale meta, occorrono svariati test clinici che ne confermino la sicurezza.

Microchip cerebrale: la neurotecnologia scansiona un nuovo capitolo

Il progetto del microchip cerebrale, ideato da Elon Musk, viene approvato dalla Food and Drugs Administration (FDA). Di conseguenza, gli esperimenti previsti possono cominciare. Quale motivazione spinge un progetto di tale portata? Certamente, l’intenzione di ridare la vista e la mobilità a chi ne è privato. Le persone in difficoltà potranno, pertanto, beneficiare del supporto neuro-tecnologico per ottenere l’autonomia desiderata.

Sembra una storia di fantascienza. Eppure è tutto reale. L’azienda di Elon Musk fonda la sua attività sui seguenti principi:

  • sicurezza
  • accessibilità
  • attendibilità.

Oltre ad essere dei principi, essi rappresentano dei fattori da non trascurare, ovviamente. Soprattutto se c’è in gioco la salute, nonché la speranza di milioni di persone. Ecco che un ambizioso disegno scientifico si traduce in realtà. Malgrado il tiro alla fune tra approvazioni in attesa ed infiniti test in laboratorio, qualcosa accade. Ed è proprio il caso di dirlo: con la forza del pensiero.

Cosa succede? A quanto pare, un uomo dei Paesi Bassi paralizzato riesce a muoversi, grazie al pensiero. Cioè, egli esprime, prima, il desiderio di mobilità. Poi, il sistema impiantato nel cervello lo trasmette, via Bluetooth, agli arti. Ebbene sì, è un avvenimento che suscita meraviglia. Forse molte volte, quando si allude ad un fatto impossibile, si dice “sì, con la forza del pensiero…”. Mentre d’ora in avanti, quest’espressione indicherà l’infinità del potenziale umano. Dopotutto, siete d’accordo?