In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, la figura dei riders si è diffusa a macchia d’olio, poiché l’impossibilità di uscire a indotto sempre più persone a richiedere i loro servizi.
Si tratta di lavoratori considerati dal governo autonomi, che lavorano su turni spesso molto duri e non hanno diritto a numerosi vantaggi dei classici dipendenti.
Per questo negli ultimi mesi hanno avanzato una serie di importanti richieste al governo italiano, chiedendo un decreto pensato appositamente per la loro situazione, che possa agevolare il lavoro e fornire una serie di garanzie per il breve e lungo termine.
Chi sono esattamente i riders
Avrete certamente notato all’interno delle maggiori città italiane un numero sempre più elevato di ragazzi, generalmente sotto i 40 anni, che sfrecciano a bordo di una bicicletta o di un motorino per consegnare quanto ordinato online.
Durante la pandemia, quando i ristoranti non avevano altra possibilità che organizzarsi tramite l’asporto, sono ricorsi in molti a questa figura professionale, che viene considerata alla pari di un libero professionista ma non ha la possibilità di organizzare autonomamente il lavoro.
Il rider non interviene infatti né sulle tariffe per il suo servizio, né sui turni o il tempo dedicato ad ogni consegna, dovendo subire la volontà del proprio datore di lavoro senza che questo venga regolato in maniera corretta, come accade in molti altri settori.
Per chi lavorano i riders
A differenza del fattorino della pizza che siamo abituati a veder bussare alla porta all’orario della cena, il rider non risponde a una singola attività commerciale ma opera per conto di una piattaforma online, che lo indirizza prima presso il ristorante e successivamente dal cliente.
Pertanto deve muoversi con il suo mezzo da una zona all’altra della città, svolgendo la doppia funzione del ritiro e della consegna.
Molti di questi celebri portali sono apprezzati dai clienti perché capaci di arrivare ovunque a ogni ora del giorno, spingendosi fino a notte inoltrata per soddisfare ogni genere di voglia.
I riders sono pertanto costretti a svolgere spesso turni molto lunghi, non ricevendo però le garanzie di legge previste per un lavoratore che opera in questo modo.
Inoltre, tutti i mezzi di trasporto utilizzati sono interamente di loro proprietà e come tali devono subire la corretta manutenzione a carico di colui che li utilizza.
Si tratta di una palese ingiustizia se si pensa che sono ogni giorno a totale disposizione della piattaforma, che però non fornisce un servizio adeguato rispetto all’usura nel tempo che un’attività del genere comporta.
Oltre alla bicicletta o al motorino, questa figura professionale deve essere dotata anche di uno smartphone personale, possibilmente differente da quello che viene utilizzato nel privato, per evitare di congestionarlo con il lavoro.
Anche in questo caso nulla viene rimborsato e l’utilizzo del dispositivo è a totale carico del lavoratore, compreso il credito impiegato per le telefonate e i messaggi.
Come si ottene il lavoro di rider
Lavorando con una piattaforma del tutto digitale, anche le modalità di assunzione seguono questa linea.
È infatti possibile collegarsi tramite app o sito web e lasciare la propria candidatura, così da ottenere un colloquio del tutto telefonico e un’assunzione senza mai aver avuto modo di conoscere una persona fisica.
L’aspetto virtuale serve pertanto a limitare i costi di gestione del personale ed eliminare figure di collegamento che siamo abituati a vedere in numerose aziende più tradizionali.
L’impossibilità di interfacciarsi con un interlocutore reale può rivelarsi talvolta un vero e proprio limite, poiché comporta una risoluzione totalmente autonoma dei problemi anche se non riguardano direttamente il lavoratore.
Una modalità decisamente smart, che prevede una conferma della propria candidatura nelle 24 ore successive alla presentazione.
Successivamente viene indicato un punto fisico dove andare a ritirare la pettorina, la valigia o il cassone e qualche volta il powerbank, per poter avere sempre i propri dispositivi elettronici carichi e pronti all’uso, oppure il tutto viene spedito direttamente a casa.
Per l’attrezza è solitamente richiesta una cauzione di 65 euro, da versare prima di iniziare a lavorare per l’azienda online.
Nient’altro viene fornito al rider, che può quindi proporsi solo se in possesso di un mezzo proprio a due ruote e di un cellulare di ultima generazione.
Per quello che riguarda la formazione, prima era obbligatorio un affiancamento di qualche ora mentre ora è solo facoltativo, lasciando i ragazzi al loro primo giorno senza aver maturato alcuna esperienza nel settore.
Come viene valutato il lavoro del rider
Per riuscire a scalare le posizioni all’interno di una piattaforma e venire chiamato ogni giorno, ad ogni persona viene affidato un punteggio, che tiene conto di differenti parametri.
Si tratta di un ranking decisamente poco chiaro, dal quale poi scaturiscono i turni divisi per fasce orarie.
Più il punteggio è elevato e maggiore è la possibilità di selezionare un orario vantaggioso, soprattutto nei periodi più caldi dell’estate dove lavorare a mezzogiorno è un vero e proprio rischio per la salute.
Quanto arriva a percepire un rider
Il guadagno di un rider dipende dal tipo di piattaforma per la quale lavora e dal ranking raggiunto.
Solitamente vengono percepiti circa 7,5 euro l’ora lordi, considerando che in quel lasso di tempo si riesce a fare minimo una consegna e mezza.
Si parla di un contratto di prestazione occasionale pagata a cottimo, che non offre le garanzie desiderate da ogni lavoratore del settore, che si sente sottopagato rispetto al servizio offerto e allo sforzo profuso.
In alcuni casi il pagamento prevede una tariffa fissa di 2 euro alla consegna oltre 63 centesimi per ogni chilometro percorso, con il compenso che viene erogato ogni due settimane senza che l’interessato sappia perfettamente quanto andrà a percepire per ogni giornata svolta.