Parliamoci chiaro: vivere in modo più sostenibile non è un’impresa da supereroi. Non serve mollare tutto e trasferirsi in una capanna nel bosco, anche se ammetto che l’idea, ogni tanto, ha il suo fascino. Bastano dei piccoli cambiamenti, quelli che all’inizio sembrano quasi insignificanti, ma che col tempo fanno la differenza. Sul serio. È un po’ come quando decidi di fare una passeggiata ogni giorno: il primo mese non cambia nulla, il secondo ti senti già più in forma, dopo un anno ti chiedi come hai fatto a vivere diversamente. Lo stesso vale per lo stile di vita sostenibile.
Ridurre, riutilizzare, riciclare: non è solo un mantra per pochi eletti
Quante volte abbiamo sentito ripetere le famose tre R? Io, personalmente, talmente tante che all’inizio mi sembrava una lagna. Poi però, ho capito che dietro a quelle tre parole c’è un mondo. Ridurre non significa vivere di privazioni. Si tratta, piuttosto, di prendere coscienza di ciò che ci serve davvero. Ho iniziato a farmi delle domande semplici: “Mi serve davvero?”, “Quanto dura?”, “Posso farne a meno?”. E guarda un po’, la risposta era spesso “sì”. Ecco, questo per me è stato il primo passo verso uno stile di vita sostenibile.
Riutilizzare è un gesto che ha quasi un che di romantico. C’è qualcosa di bello nel ridare vita agli oggetti, come se raccontassero una nuova storia. Ho imparato a riparare le cose invece di buttarle via. Non sono un mago del fai-da-te, ma è sorprendente cosa si riesce a fare con un po’ di pazienza e qualche tutorial su internet. E infine, riciclare. Qui, lo ammetto, bisogna farsi un po’ il mazzo: carta con carta, plastica con plastica. Ma se ci pensi, non è poi tanto diverso dal separare i calzini prima di metterli nel cassetto. E non ti dico che soddisfazione vedere il bidone dell’indifferenziata sempre più vuoto.
Scegliere cosa comprare: il potere è nelle nostre mani (anche se a volte fa paura)
Fare la spesa con la testa, non solo con la pancia o il portafogli. Sembra una frase da libro motivazionale, vero? Eppure è la pura verità. Ho scoperto che ogni volta che compro qualcosa, sto mandando un messaggio: dico sì o no a un certo modo di produrre, a un certo rispetto per l’ambiente o per le persone che lavorano. All’inizio questa cosa mi metteva un po’ d’ansia, lo ammetto. Poi ho iniziato a viverla diversamente, come una sfida.
Quando parlo di stile di vita sostenibile, intendo anche questo: scegliere frutta e verdura di stagione, magari dal contadino dietro casa, oppure decidere di comprare meno vestiti, ma di qualità. Non è solo questione di fare “i bravi”, è che spesso scopri che quelle scelte ti fanno stare meglio. Non c’è paragone tra il mangiare una mela che sa davvero di mela e l’acquistare l’ennesimo maglioncino che si infeltrisce dopo due lavaggi.
Moda lenta per vite più piene: lo slow fashion spiegato come lo racconterei a un amico
Ti sei mai chiesto perché ci mettiamo addosso certi vestiti? Per scaldarci, per coprirci, certo. Ma spesso anche per raccontare chi siamo. Lo slow fashion, questa parola che sembra uscita da una rivista patinata, in realtà è roba semplice: scegliere con cura, comprare meno, amare di più quello che si ha. Ho fatto il conto di quanti vestiti avevo nell’armadio che non mettevo mai. Una follia. Da quando ho cambiato approccio, ho un guardaroba più piccolo ma che mi rispecchia molto di più.
Un stile di vita sostenibile passa anche da qui. Non dico che dobbiamo diventare tutti stilisti di noi stessi, ma possiamo prenderci il tempo di capire cosa davvero ci piace e ci serve. E magari imparare a cucire un bottone, che fa sempre comodo.
La permacultura: coltivare la terra e la pazienza
Non sono un contadino e non ho mai avuto il pollice verde. Però quando ho sentito parlare di permacultura, qualcosa ha fatto clic nella mia testa. È un modo di vedere le cose che va oltre l’orto sinergico. È prendersi cura della terra e delle persone allo stesso tempo, come se fossero parte di uno stesso cerchio. Ho iniziato con due vasi di pomodorini sul balcone e ora sto pensando seriamente di piantare un albero di limone (che sia chiaro, vivo in città… quindi non so come finirà).
La permacultura mi ha insegnato che la natura non ha fretta, ma non perde tempo. E lo stesso dovremmo fare noi. Anche coltivare un piccolo spazio verde è un passo in più verso uno stile di vita sostenibile, perché ci ricorda che siamo parte di qualcosa di più grande, e non sopra di esso.
Meno è meglio: la semplicità volontaria, ovvero togliere il superfluo per fare spazio a quello che conta
Semplificare è difficile. Lo dico per esperienza. Viviamo in un mondo che ci bombarda di stimoli, pubblicità, oggetti da desiderare. Ma ci hai mai fatto caso che più cose hai, meno tempo hai per godertele? Io, quando ho scoperto la semplicità volontaria, l’ho presa come un invito a respirare meglio. Ho iniziato a lasciare andare, a dire “no grazie” a tante offerte e a molte tentazioni. E non perché voglio fare l’asceta, ma perché voglio spazio per quello che conta davvero: le persone che amo, i miei hobby, le cose che mi appassionano.
Alla fine, lo stile di vita sostenibile è anche questo: scegliere la qualità al posto della quantità, trovare piacere nelle piccole cose, essere consapevoli che ogni gesto può avere un significato più profondo.
In conclusione, nessuno ci chiede di salvare il mondo da soli. Però se cominciamo con quei piccoli cambiamenti che possiamo fare ogni giorno, senza stress, senza sentirci dei missionari, qualcosa succede. E quella sensazione di essere parte di un movimento positivo… beh, quella non ha prezzo.