Pro e contro del giornalismo automatizzato

L’intelligenza artificiale viene sfruttata attualmente per la produzione di notizie in diversi settori, come per esempio la segnalazione di terremoti e la cronaca. Se il lavoro dei giornalisti per ora non è a rischio (o almeno, non per colpa dell’AI), è comunque utile interrogarsi su quali potrebbero essere i pericoli sia in termini di libertà di informazione che dal punto di vista etico, senza dimenticare l’importanza della scelta delle fonti e dell’accuratezza delle informazioni che vengono diffuse. Insomma, conviene porsi delle domande prima che la realtà si concretizzi, e prima che gli articoli di giornale possano essere scritti dai software di intelligenza artificiale invece che dalle persone.

Il giornalismo automatizzato

Quando l’intelligenza artificiale viene utilizzata per la redazione di testi che dovranno essere impiegati in ambito giornalistico si parla, appunto, di giornalismo robot, ma anche di giornalismo automatizzato o giornalismo algoritmico. Si tratta di una tecnica di produzione delle notizie innovativa e che si fonda sulla NLG, vale a dire la tecnologia della Natural Language Generation, grazie a cui si possono ottenere testi giornalistici avendo come base di riferimento dati strutturati in maniera digitale. La tecnologia NLG richiede la raccolta dei dati da parte di un algoritmo, che poi li analizza in maniera indipendente per arrivare a comporre un articolo. Non serve l’intervento di giornalisti per la scrittura e la pubblicazione degli articoli.

Il data mining

Una delle fondamenta del giornalismo automatizzato è il cosiddetto data mining, che ha a che fare con la possibilità di accedere ai dati. Sono tutte da indagare le implicazioni correlate alla responsabilità per le azioni dell’intelligenza artificiale. E, al tempo stesso, il data mining sfruttato per queste procedure non può essere esente da una qualche forma di regolamentazione a livello legale ed etico, perché si impone la necessità di fare in modo che gli articoli che l’AI produce rispettino le regole di correttezza legate al diritto di cronaca.

Le fonti dei dati e la questione della trasparenza

Uno dei temi più critici è quello che coinvolge la trasparenza delle fonti dei dati e, a livello più generale, l’identità dei dati che vengono impiegati. Si potrebbe pensare, a tal proposito, a un dataset che derivi da un’autorità pubblica o indipendente o da una fonte politica, fermo restando che i parametri adottati per la raccolta dei dati da un attore politico sono differenti da quelli che vengono utilizzati da autorità pubbliche indipendenti. Il rischio di una raccolta dei dati orientata non si può negare, ma fino a quando si tratta di dati di qualità non sembrano porsi troppi problemi.

Le problematiche etiche

Sul piano etico, in ogni caso, urgono degli approfondimenti. Al pari dei lettori che hanno il diritto di venire a conoscenza delle posizioni politiche di un quotidiano, ci sarebbe da valutare un identico diritto relativo alla consapevolezza delle fonti da cui provengono i dati che vengono sfruttati dal giornalismo automatizzato. Gli utenti, in sostanza, potrebbero non essere interessati a fruire delle notizie che giungono da specifici dataset.

La correttezza dei dati

Ma non è tutto, perché c’è da pensare anche alla correttezza e al livello di accuratezza dei dati a partire dai quali vengono generati gli articoli: in un concetto solo, la loro qualità. Anche da questo punto di vista è lecito interrogarsi a proposito della soluzione preferibile, su un piano prettamente etico, per fare in modo che la qualità dell’informazione venga preservata. Il principio etico dell’accuratezza dovrebbe essere quello che governa la scelta di un set di dati, in quanto la selezione di una fonte attendibile, a maggior ragione nel caso in cui vi sia un orientamento politico ben preciso, è un tema importante per l’etica, proprio come accade nel giornalismo classico.

Il ruolo dei giornalisti del futuro

Quello del futuro potrebbe essere un giornalista al tempo stesso editore e programmatore: in quanto tale, nel momento in cui programmerà l’intelligenza artificiale si dovrà preoccupare di controllare a priori la correttezza e l’esattezza dei dati, ma non potrà fare a meno di vigilare in maniera costante sulle modalità di raccolta degli stessi. È chiaro, poi, che tali controlli dovranno essere effettuati anche nel caso in cui la gestione del set di dati dipenda da un’autorità pubblica o dallo Stato. È facile ipotizzare che il ricorso a dati non attendibili avrebbe come prima conseguenza la diffusione di fake news. Ecco perché potrebbe essere auspicabile incentivare l’incrocio di dati differenti, e magari impedire all’intelligenza artificiale di produrre notizie relative a eventi impossibili da prevedere.

Il fact checking

Anche con l’intelligenza artificiale, poi, ci sarebbe bisogno di fact checking, con il monitoraggio – magari da parte di un editore – che servirebbe a rimediare e a correggere quegli errori che in modo inevitabile verrebbero commessi da una macchina. L’output prodotto, insomma, dovrà essere validato; in caso contrario il giornalismo automatizzato sarà molto pericoloso.