L’ipocrita si sforza in continuazione di sembrare buono pur essendo cattivo.
S. Kierkegaard
L’ipocrisia affligge la società e le infligge dei dolori che possono squarciare l’anima. Tutti ci passano, da vittime o carnefici. Il dualismo umano si (ri)trova combattuto tra falsità ed autenticità. Equilibrio e caos sono due facce della stessa medaglia, di cui si acquisisce consapevolezza con la crescita naturale.
Nell’ipocrisia si manifesta una bieca ossessione che punta, a tutti costi, alla prevaricazione sull’altro. Ma facendo ciò, cosa si intende dimostrare esattamente? E poi, a cosa serve un simile atteggiamento? L’ambiziosa scalata verso il successo non guarda in faccia nessuno, ma non guarda nemmeno dove mette i piedi.
Cos’è l’ipocrisia? Perché se ne parla tanto? E soprattutto, cosa dice la psicologia al riguardo? Questo approfondimento intende indagare il fenomeno da vicino, osservandone tutte le sfumature e fornendo al contempo dei consigli al fine di non subirlo. È un po’ come il Carnevale, nella cui ricorrenza si indossano le maschere per divertimento. Mentre nella simulazione quotidiana, è tutto reale. Buona lettura!
Ipocrisia: l’arte di recitare molteplici ruoli sociali nel tentativo di affermarsi
Il termine ipocrisia deriva dalla lingua greca è significa simulare. E di fatto nella realtà, il soggetto ipocrita finge di essere ciò che non è, inscenando una recita. A quale scopo? Per ottenere favori o accattivarsi attenzioni e simpatie.
Ma su cosa si basa, fondamentalmente, l’ipocrisia? Essenzialmente, per vincere il titolo di persona ipocrita, bisogna fingere di possedere i seguenti requisiti:
- virtù
- buoni sentimenti
- qualità
- devozione religiosa
- disposizione favorevole.
Se si hanno tali peculiarità, è possibile partecipare. Nella società, si guarda all’ipocrisia come ad un male capace di rovinare le relazioni e far perdere stima e fiducia. In genere, è l’ipocrita a lanciare sguardi biechi verso il prossimo. In realtà, quando qualcuno viene etichettato come ipocrita, tutti diffidano dal relazionarsi con lui o lei, pertanto a risentirne maggiormente è proprio il carnefice.
Di solito, l’ipocrita, qualunque ruolo sociale o professionale ricopra, agisce in modo simile nei diversi contesti. Ad esempio, sul lavoro, l’ipocrisia si manifesta con degli incoraggiamenti mirati al profitto o ad una promozione. Così, i dipendenti vengono sollecitati ad essere maggiormente produttivi, in vista di una promozione. Cosa che poi non accade. E similmente, anche i colleghi di lavoro cercano di sfruttarsi a vicenda. Perché è risaputo che ogni gesto diventa contagioso.
Nelle relazioni private, l’ipocrita si finge empatico, dando l’illusione di voler instaurare un rapporto sincero. Se egli ottiene ciò vuole e vede la relazione trasformarsi in qualcosa di serio, ecco che il furbetto scompare, battendo, tanto in tempismo quanto in bravura, ogni illusionista. Ed anche nelle amicizie, l’ipocrita è sempre pronto a prendere, ma si guarda bene dal ricambiare.
Ipocrisia: il profilo psicologico di chi cela il senso d’inadeguatezza
L’ipocrisia viene riconosciuta, a tutti gli effetti, come una patologia sociale. La persona afflitta da questa malattia, si comporta ambiguamente, ossessionata dal raggiungimento di un traguardo. Quale sarebbe? Naturalmente quello di attuare i propri piani, prevaricando l’altro. Il tutto su di un lastricato intriso di un irragionevole odio.
Sebbene successo e fama appaiano come dei mordenti fondamentali per l’ipocrita, in realtà, la persona è afflitta dal senso d’inadeguatezza. Ciò significa che l’ipocrisia impedisce al soggetto di relazionarsi e comunicare con il mondo circostante (e di conseguenza con l’altro) in modo sano. Tale tormento psicologico si nutre di:
- frustrazione
- rabbia repressa
- autocontrollo emozionale.
Quindi, le emozioni, anziché elaborate, vengono soffocate in virtù di un’accettabile e mai disdicevole apparenza. L’ipocrita preferisce soffrire in balia di un nevrotico dominio psichico. Perché? Per non compromettere le relazioni tantomeno la propria posizione.
La maschera indossata dall’ipocrita nasconde insicurezza ed invidia. Probabilmente, la persona non ha maturato l’autostima che gli consentirebbe di aprirsi ed interloquire con gli altri, senza sentirsi inferiore. Al posto di evolversi, il soggetto si chiude in una sorta di involuzione. Ed in questo guscio, l’ipocrita trama, convinto che le sue idee cervellotiche risolveranno i problemi relazionali. Che importa se esse siano a discapito del prossimo? Il teatrino serve a dare una parvenza di talento ed autenticità.
Ipocrisia: il vero vantaggio risiede nella libera espressione di se stessi
Dunque, come si smascherano gli ipocriti? Durante una conversazione, la persona ipocrita cerca di rendersi piacevole a tutti con complimenti artefatti. Ma la cosa non reggerà a lungo. Inoltre, il linguaggio del corpo rivela quello che si nasconde tra le parole. Ad esempio, chi soffre di ipocrisia, terrà le mani sempre in tasca ed eviterà lo sguardo diretto. L’atteggiamento non è spontaneo ed il sorriso non coinvolge tutto il viso.
Perché essere se stessi fa tanta paura? Per il timore della vulnerabilità che annienta il pensiero di sentirsi invincibili a tutti i costi. Se ci deridono? Pazienza. È meglio venir derisi per qualcosa che si fa o si è, piuttosto che per motivi millantati.
Tutto ha un prezzo. E questo vale anche per l’autenticità. Una volta entrati in sintonia con la libera espressione, non si vorrà recedere dal nuovo mood, poiché si celebrerà la libertà da ogni forma di dipendenza e menzogna. È giunto, infine, il momento di tirare un sospiro di sollievo!