Quanto c’è di green nelle pellicce ecologiche

Pellicce ecologiche

È in costante crescita il numero di marchi fashion che hanno deciso di promuovere una policy fur free, e quindi di dire addio alla realizzazione di indumenti basati su pellicce vere. Anche per questo motivo è andato aumentando il ricorso alle pellicce ecologiche, che però a loro volta potrebbero essere pericolose per l’ambiente. Le pressioni delle associazioni animaliste hanno avuto l’effetto di ridurre la vendita delle pellicce di animali, per la cui realizzazione tantissimi esemplari venivano sfruttati e maltrattati. Però le eco-pellicce inquinano, e in più rischiano di compromettere l’intero ecosistema.

La politica fur free

Versace, Michael Kors, Giorgio Armani: sono solo alcuni esempi fra i tanti marchi che si sono accodati alla svolta fur free. Tuttavia, con il diffondersi di questo trend l’International Fur Federation ha voluto mettere i puntini sulle i per sottolineare quanto il ricorso alle pellicce ecologiche sia comunque una scelta sbagliata, destinata ad avere conseguenze negative nel corso dei prossimi anni. Questa associazione, che è stata fondata nel 1949, si occupa di disciplinare il commercio e le pratiche dell’industria delle pellicce, e in riferimento ai modelli ecologici ha voluto mettere in guardia i consumatori. Le pellicce sintetiche, infatti, vengono realizzate con il poliestere, l’acrilico e il nylon, che sono prodotti a base di petrolio e di plastica: per questo motivo possono avvelenare tutto l’ecosistema e favorire l’inquinamento ambientale.

I rischi correlati alle pellicce ecologiche

Insomma, sono ecologiche, ma solo per modo di dire: per di più queste pellicce vengono sottoposte a trattamenti basati sull’impiego di sostanze chimiche che servono a migliorare la loro resa estetica, ma il loro ciclo produttivo richiede un consumo di energia tre volte più elevato rispetto a quello richiesto per la realizzazione delle pellicce con animali. Infine, il processo produttivo si conclude con le sostanze di rifiuto che sono smaltite nei mari, nei laghi e nei fiumi.

Il paradosso delle pellicce vere

Addirittura Mark Oaten, amministratore delegato dell’International Fur Federation, ha dichiarato che l’utilizzo delle pellicce vere è più responsabile e più naturale rispetto all’acquisto delle alternative ecologiche. I consumatori e i designer dovrebbero tenerne conto, sempre secondo Oaten, perché scegliere le pellicce vere vuol dire impiegare materiali che provengono da una produzione responsabile, che contribuisce a limitare la dispersione della plastica e a rispettare l’ambiente. In sostanza, le pellicce ecologiche sarebbero solo un contentino per gli attivisti animalisti, ma di certo non aiutano a eliminare i problemi dell’ambiente.

La moda e i pericoli per l’ambiente

Le informazioni rese note in occasione del forum delle Nazioni Unite di Ginevra sono state esaminate dall’International Fur Federation, che ha evidenziato come il settore fashion sia a livello mondiale la seconda industriosa più dannosa per l’ecologia. La moda, in particolare, produce un decimo delle emissioni mondiali e un quinto delle acque di scarico: numeri più che sufficienti per far suonare un campanello di allarme. Il fatto è che la produzione di pellicce ecologiche finirebbe solo per incrementare il livello di inquinamento, causando un peggioramento della situazione.

Perché le pellicce vere dovrebbero essere preferite

I promotori della produzione e dell’acquisto di pellicce vere sostengono che queste possono essere riciclate e vengono realizzate con materiali naturali. Inoltre, sono biodegradabili e sostenibili, oltre a essere in grado di durare per parecchie generazioni. D’altro canto, questo non deve far dimenticare che il processo di produzione implica non solo lo sfruttamento degli animali, ma anche il loro maltrattamento. Per di più, un quinto delle pellicce deriva da animali che sono stati tenuti in cattività e poi uccisi barbaramente.

I rischi delle pellicce ecologiche

L’International Fur Federation ha puntualizzato, poi, che spesso si abbattono gli animali allo scopo di equilibrare gli ecosistemi nativi. È stato menzionato l’esempio della Nuova Zelanda, dove il governo ha invitato la popolazione a comprare la pelliccia che viene realizzata con il pelo del paihamu, definita la più ecologica al mondo. Il motivo? Il paihamu è un animale non nativo che rischia di far estinguere le specie autoctone che devasta. L’idea dell’associazione è quella di incentivare il mondo della moda a impiegare unicamente le pellicce e materiali naturali per evitare che gli oceani siano invasi dalla plastica.

Dove sta la ragione?

Certo è che come sempre accade quando il tema è quello degli animali, le fazioni opposte si schierano su toni spesso estremisti che non aiutano a fare chiarezza. Se è vero che sempre più persone sembrano intenzionate a prestare attenzione ai temi ecologici, è altrettanto vero che in molti casi le scelte di vita che vengono adottate sono abbandonate con fin troppa fredda, rivelandosi delle mode temporanee. Il maltrattamento degli animali nel contesto della produzione delle pellicce è una realtà che non si può negare, ma non è detto che il ricorso alle pellicce ecologiche sia da preferire per la salute dell’ambiente in cui viviamo. Che cosa fare, dunque?