Comunità energetiche, cosa sono e quali sono i vantaggi

Renewable Energy Community

Le REC (Renewable Energy Community) o Comunità Energetiche sono associazioni volte a condividere la produzione e l’autoconsumo di energia alternativa da fonti rinnovabili, in modo da combattere spreco, crisi energetica, inquinamento e caro bollette. Le Comunità energetiche sono promosse da una direttiva europea denominata RED II 2018/2001 che prevede che entro il 2030 gli Stati membri abbiano favorito il sorgere di Comunità energetiche per portare il consumo di energia da fonti rinnovabili almeno al 32% del totale.

I soggetti partecipanti alle Comunità energetiche possono essere enti pubblici locali, imprese, commercianti, privati cittadini. Chi è interessato alla partecipare a una REC deve fondare un ente legale, solitamente un’associazione o una cooperativa senza scopo di lucro, in quanto le Comunità energetiche non prevedono alcuna forma di profitto. Si sottoscrive uno statuto, ci si dota di un impianto di produzione e si nomina un amministratore. Si può anche entrare a far parte di una community già esistente, basta fare richiesta, avere i requisiti giusti e accettare di condividere finalità e regolamento.

Gli impianti delle Comunità energetiche

Al momento della fondazione dell’ente Comunità energetica. I partecipanti dovranno dotarsi di un impianto e individuare la zona dove andrà installarlo: può trattarsi, ad esempio, di un impianto fotovoltaico sul tetto di un condominio e gli aderenti alla REC saranno gli inquilini degli appartamenti e/o i fondi commerciali e i negozi del palazzo. Naturalmente i consumatori dell’energia prodotta devono essere vicini. Ognuno sarà dotato di un contatore , detto smart meter, che lo informerà in tempo reale su produzione e autoconsumo della rete energetica.

L’impianto della Comunità energetica può essere di proprietà della stessa o appartenere a un solo partecipante o anche a un terzo soggetto esterno. Capita qualche volta che alcune amministrazioni locali, sostengano le spese dell’impianto in modo da favorire lo scopo della Comunità e l’eco-sostenibilità del territorio.

I vantaggi ecologici, economici e fiscali di una Comunità energetica

La forma più diffusa di Comunità energetica è quella che sfrutta l’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici. I vantaggi che si ottengono sono diversi e di un certo rilievo, sia in termini di risparmio energetico e di rispetto dell’ambiente che in termini economici. Già dai primi tempi di utilizzo, le differenze sulle cifre nelle bollette della luce, si fanno vedere. Più energia viene utilizzata nell’autoconsumo, più si ammortizzano le quote fisse sulla bolletta, quali Iva, accise, oneri di rete e così via.

Quando la produzione di energia è superiore al consumo, è possibile immagazzinarla in appositi sistemi di accumulo. È un vantaggio considerevole, che permetterà alla Comunità energetica di far fronte a momenti in cui la domanda è superiore o quando non c’è produzione, ad esempio la notte per i pannelli solari. Inoltre l’energia in eccesso al fabbisogno della comunità può essere venduta a terzi. Saranno amministratore e partecipanti, secondo quanto previsto dallo statuto, decidere come ripartire i guadagni della vendita.

I soggetti privati, cittadini e imprese, possono avvalersi di agevolazioni fiscali previste dall’Agenzia delle Entrate: i privati che realizzano un impianto di fotovoltaico, ad esempio, potranno detrarre il 50% dei costi di realizzazione dalla dichiarazione IRPEF. Le imprese invece avranno la possibilità di fare il super ammortamento fino al 130% del valore dell’impianto.

Diffusione delle Comunità energetiche in Europa

Le REC sono piuttosto diffuse nei paesi del nord Europa, meno negli stati del Mediterraneo. Oltre che piccole realtà private, sono numerosi i parchi eolici e le distese di pannelli fotovoltaici che sfruttano gli agenti naturali, come il vento, o la luce del sole. La Germania detiene il primato assoluto: nel 2020, secondo il Centro Ricerca dell’UE, contava già 1750 Comunità energetiche attive. Ci sono poi la Danimarca con 700 unità operative e i Paesi Bassi che ne ha  circa 500.

L’Italia, al momento, è ancora molto indietro in questo senso, anche se negli ultimi anni si è visto un discreto incremento di interesse verso le fonti di energia alternative e una maggior consapevolezza ecologica e di risparmio energetico. Secondo un rapporto di Lega Ambiente, lo scorso anno erano un centinaio le realtà già operative e si contavano  40 REC in  corso di realizzazione e 24 che si stanno approcciando al progetto. Molti tuttavia sono i Comuni che già si avvalgono dell’energia da fonti rinnovabili per il fabbisogno della comunità, primi fra tutti in Alto Adige e, a seguire, le altre regioni del nord.

La tendenza è comunque  quella di incrementare il più possibile la produzione e il consumo di energia da fonti alternative. Secondo una stima del Politecnico di Milano, riguardo al mercato delle risorse energetiche, nei prossimi anni – dai 3 ai 5 – la crescita di Comunità energetica in Italia sarà considerevole e coinvolgerà circa 10mila piccole e medie imprese, 200mila negozi e uffici e oltre un milione di famiglie.